Difesa del patrimonio pubblico

A partire dal 2004, nel Consiglio comunale di Napoli ho condotto con Rifondazione Comunista una battaglia allo scopo di modificare radicalmente il piano di dismissione del patrimonio pubblico cittadino.

Ci siamo opposti alla vendita del patrimonio storico e abbiamo ottenuto piene garanzie per gli inquilini che non avevano i mezzi per l’acquisto della propria abitazione, facendo eliminare il loro alloggio dalle liste destinate all’asta.

Tutti potranno rimanere – se non vorranno o non potranno procedere all’acquisto – inquilini delle case in cui hanno abitato, che rimarranno di proprietà del Comune di Napoli.

Questa vittoria ha prodotto anche:

la redazione di un piano di reinvestimenti dei proventi da destinare a politiche abitative attive;

l’incremento del fondo del contributo all’affitto,

un piano di manutenzione per gli immobili non alienati;

la possibilità che la casa possa essere acquistata da un congiunto di primo grado e che gli anziani non possano essere in alcun modo privati del diritto di abitazione;

la stipula di convenzioni con le banche;

uno sconto del 30% riservato a chi compra la prima casa, a cui aggiungere il 15% se è più della metà degli inquilini ad acquistare.

Tuttavia l’ente gestore del piano di dismissione – che nonostante la nostra opposizione otterrà un compenso pari al 2% delle transazioni – è ricorso a tortuose procedure amministrative per vendere il patrimonio pubblico cittadino, distribuendo informative incomprensibili alla maggior parte dei 1800 inquilini coinvolti dal procedimento.

Su nostra sollecitazione e grazie all’intervento del Sindaco, il 15 aprile 2009 è stata approvata una delibera chiarificatrice che impone di inviare nuovamente tali lettere, nel rispetto dei parametri di chiarezza e trasparenza.